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Sunday, September 20, 2020

il termine "ontologia” introdotto da Lorhard

 

“ontologia”
venne introdotto in filosofia dal filosofo svizzero Jacob Lorhard (Lorhardus), nel suo
Ogdoas scholastica del 1606. La prima occorrenza in inglese registrata nell’OED
appare nel dizionario del 1721 curato da Bailey, che definisce ontologia come “una
spiegazione dell’essere in Astratto” (“an Account of being in the Abstract”) .
2 Metodi e scopi della ontologia filosofica
I metodi dell’ontologia filosofica sono i metodi della filosofia in generale. Essi
includono lo sviluppo di teorie di ambito più o meno ampio, e la verifica e il
1 Una versione più breve di questo lavoro è pubblicata con il titolo “Ontology” in L.
Floridi (ed.) Blackwell Guide to Philosophy of Computing and Information, Oxford:
Balckwell, 2003, 155-166
2 Qualche volta “ontologia” è usata in un senso più ampio per riferirsi allo studio di ciò
che potrebbe esistere, dove “metafisica” è usata per lo studio di quali delle varie
alternative possibili è vera della realtà. Vedi Ingarden (1964)
Barry Smith
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raffinamento di tali teorie confrontandole o con difficili controesempi o con i risultati
della scienza. Questi metodi erano già famigliari ad Aristotele. Alcuni ontologi
filosofici concepivano l’ontologia come basata su una speciale intuizione a priori
dell’essenza, dell’essere o della realtà. Qui, tuttavia, preferisco considerare l’intera
storia dell’ontologia come uno sforzo che ha alcuni dei tratti di una scienza empirica.
Vista da questa prospettiva l’ontologia è come la fisica o la chimica; è parte di un
continuo processo di esplorazione, formazione di ipotesi, verifica e revisione. Tesi
ontologiche proposte oggi come vere possono essere rigettate domani alla luce di
ulteriori scoperte e nuovi e migliori argomenti.
L’ontologia filosofica come la presenterò qui è quanto viene solitamente chiamato
ontologia descrittiva o realista. Non cerca una spiegazione bensì una descrizione
della realtà nei termini di una classificazione di entità che sia esaustiva nel senso che
può servire come una risposta a questioni come: quali classi di entità sono richieste
per una descrizione completa e una spiegazione di tutto ciò che accade nell’Universo?
o: quali classi di entità sono necessarie per dare un rendiconto di ciò che rende vere
tutte le verità? o: quali classi di entità sono necessarie per facilitare le predizioni sul
futuro? Qualche volta si fa una distinzione – ad esempio la fanno Husserl e Ingarden
– tra ontologia formale e materiale (o regionale). La ontologia formale è neutrale
rispetto al dominio; tratta quegli aspetti della realtà che sono condivisi da tutte le
regioni materiali (ad esempio il rapporto parti-tutto e l’identità). L’ontologia
materiale tratta quegli aspetti che sono specifici di un dominio dato (ad esempio
mente o causalità).
L’ontologia filosofica cerca una classificazione che sia esaustiva nel senso che vi
siano inclusi tutti i tipi di entità, compresi i tipi di relazioni con cui le entità sono
legate assieme. Nel cercare la esaustività o completezza l’ontologia filosofica cerca
una tassonomia delle entità reali a tutti i livelli di aggregazione (o, il che porta allo
stesso risultato, a tutti i livelli di granularità), dal microfisico al cosmologico, e
incluso anche il mondo mediano (il mesocosmo) delle entità su scala umana che
stanno tra la microfisica e la cosmologia. È da notare che l’ontologia così concepita è
opposta al riduzionismo, che considera la realtà nei termini di qualche livello
privilegiato di oggetti esistenti di base. Diverse scuole di riduzionismo offrono
diversi approcci alla selezione degli esistenti di base. Una delle principali divisioni è
tra sostanzialisti e flussisti, cioè tra quelli che considerano la realtà in termini di
sostanze o cose e quelli che preferiscono un’ontologia incentrata su processi o
funzioni o continui campi di variazione. La maggior parte dei riduzionisti sono
nominalisti, cioè negano l’esistenza di universali o entità esemplificate in modo
molteplice, e concepiscono il mond

in reference to: ScienceDirect - Chemical Physics Letters : Zero-field-splitting in triplet-state nanotubes (view on Google Sidewiki)

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